domenica 12 ottobre 2008

Gio e Ire

29 settembre,

Irene ed io facciamo cambusa e andiamo a caccia dei pezzi mancanti di
Moonfleet: randa e zattera.
I nuovi fondi delle stecche sono ingombranti e rendono difficile
l'inserimento della vela nella canaletta, provocando una notevole usura del
gratile. Abbiamo dovuto, tra l'altro accorciare una delle stecche, perché
diventata troppo lunga, ma avremmo dovuto accorciare anche l'altra, la più
alta, che anche appena puntata è troppo curva. Di là dei puntastecche nuovi, la
randa scorre con troppa difficoltà nella canaletta, rendendo regolazioni e
prese di terzaroli un calvario.
A propos di terzaroli, la borosa della seconda mano è troppo corta; quella
della terza è massacrata; quella della prima non finisce in uno stopper, ma in
uno strozzascotte da deriva, tra l'altro non allineato al winch sulla tuga.
(Anche la base finisce su uno strozzatore, ma è demoltiplicata all'interno del
boma.) Bisogna anche aggiungere un ulteriore jib (lo so che non si scrive così)
alla trozza del boma, perché ce ne sono solo per 2 mani.
In generale, sono da cambiare tutte le scotte e le drizze in coperta. Da
sostituire anche le draglie.
Per motivi di tempo - l'urgenza di sfruttare una finestra meteo buona per
attraversare il Leone -, controlliamo e armiamoo tutto di corsa, ma non in modo
sommario.

Partiamo alle 18 diretti a Capo Creus con vento leggero da ENE, randa e
genoa. Verso le 20 il vento scende e ruota da N, poi va e viene: ci
impantaniamo tra Roses e Cap Creus. Dopo il capo la situazione si sblocca:
Parte il maestrale annunciato, più NWN che NW, a oltre 15 knt. Moonfleet
comincia a marciare di buona lena e cerchiamo di tenere una rotta il piů
possibile settentrionale – 30° - per avere le onde al mascone e non finire
proprio in mezzo al golfo, dove vento e mare sono previsti massimi.

Scopriamo che le luci di via in testa d'albero non funzionano. Spariamo la
mia maglite sulle vele.

30 settembre

Prendiamo la prima mano. Vento e mare crescono, ma la barca rimane neutra.
Verso le 3, come da previsioni, siamo intorno ai 20 knt.

Parte il timone. La barca va praticamente da sola e ci dà il tempo di
intervenire con calma e in assoluta sicurezza. In pratica, è uscito il perno
del giunto elastico che collega la barra alla traversa che collega i due
timoni: lo rimetto in sede e l'assicuro con un cimino. Funzionerà fino a
Marsiglia.

In ogni caso decido che è arrivato il momento di poggiare decisi per rotta 70-
80°: non voglio sforzare il timone con le straorze e la nuova rotta ci permette
di prendere il mare, diventato interessante, al giardinetto. Riduciamo
ulteriormente la randa e semplicemente ammainiamo il genoa senza sostituirlo
con il solent, cazzando a morte lo stralletto (a proposito, cambierei il
paranco dello stralletto, lo strozzascotte a fischietto non permette di cazzare
a dovere l'oggetto).

Moonfleet vola a 6 nodi per il resto della notte e tutta la mattina, poi
l'aria comincia a scendere. Alziamo il fiocco, piů avanti togliamo una mano e
manteniamo alta la media.

Arriviamo a Port Frioul alle 19, inseguiti da Hydroptère!


1 ottobre

Dopo un sano riposo, pensiamo al timone. In pratica, il perno d'acciaio inox
del giunto elastico si innesta direttamente nel legno tenero della barra che si
è via via consumato fino a permettere la fuoriuscita del perno stesso. Lasciamo
giunto e barra al cantiere di Le Frioul che allungherà il perno del giunto,
saldandoci sopra una barra di inox filettata, in modo tale che possa sporgere
dalla parte superiore della barra abbastanza per avvitarci un dado
autobloccante.
Ci regaliamo un giorno a zonzo per Marsiglia e cogliamo l'occasione per
controllare bene la situazione meteo da diverse fonti via internet: tutte
promettono un vento da NW forte. Decidiamo di alzarci molto presto l'indomani,
e di osservare direttamente la situazione. In ogni caso, finché verrà chiamato
vento forte, viaggeremo con la luce cercando di arrivare nei porti in tempo
utili per potere ottenere aiuto dalla capitaneria per l'ingresso.


2 ottobre

Bella l'alba (Ma va' a dormire, va'!) e il vento sembra perfetto. Si parte,
destinazione Le Lavandou o questa volta con 1 mano armata e solent. Il vento e
il mare montano ma sono dietro e fanno volare Moonfleet che è veramente docile.
Prendiamo confidenza con la barca, ma agiamo in maniera prudente: per evitare
di essere troppo veloci sulle onde, prendiamo un'ulteriore mano di terzaroli e
ammainiamo il solent. Facciamo bene, perché tra Cap Aigle e Cap Sicier, la
situazione richiede tutta la nostra attenzione. Il Divertimento è tanto!

A Le Peti Pas, tra il continente e l'isola di Porquerolles, stiamo per
strambare, ma ci accorgiamo che la volante alta sottovento è scivolata oltre le
crocette, complice i fatti che l'avevamo lasciata troppo lasca e, soprattutto,
perché il loop alto è troppo lasco e non richiama a sufficienza la volante
verso l'albero. Portiamo la barca al vento e, sacramentando qb, si riesce a
risolvere la situazione.

Arriviamo a Le Lavandou poco prima delle 18.

Nella barca troviamo sempre un mezzo bugliolo d'acqua da sgottare, a mio
avviso proveniente dal portellone della zattera a poppa, ma qualcosa arriva
anche dai buchi della ferramenta in coperta.


3 ottobre

Meteo France spara una raffica di BMS e non sono sicuro di partire, ma una
volta consultate altre fonti molliamo gli ormeggi con 3 mani e solent: il vento
sarà forte da NW, ma solo verso la fine del pomeriggio e la nostra rotta corre
sotto costa, quindi non dovremo incontrare un gran mare.

Così sarà in effetti; solo nell'ultimo tratto, da Cannes a Cap d'Antibes il
vento supera i 35 knt e raggiunge i 40 in raffica. Il log segna 13.4 knt
durante una planata (Irene al timone).

Doppiato Cap d'Antibes tiriamo giù la randa con la consueta difficoltà e
procediamo solo con il solent per entrare in porto (non mi fido di una vela che
non scende velocemente) e a ogni buon conto chiedo assistenza alla direzione
del porto. Ci mandano due idioti che non sanno manovrare e che rischiano di
mandarci a scogli, ma sopravviviamo.

Altra chicca: si rompe l'intermedia di sinistra che parte dalla coperta
vicino alle basse, e finisce sotto le c2.

Non c'è posto per una barca così piccola, ma così larga, per cui ci
“posteggiano” tra gli yacht degli sceicchi.


4 ottobre

Sabato non si lavora in Francia, per cui trovare il materiale per predisporre
una sartia sostitutiva diventa una specie di caccia al tesoro. Alla fine ce la
faremo, ma il tempo corre e ormai si rimanda la partenza al giorno dopo.


5 ottobre

partiamo con poco vento e a due miglia da Antibes il vento cala del tutto,
tanto che ci facciamo un bagno.
Poi, timidamente, entra una leggera brezza di mare e proviamo lo spi grande
che fa camminare la barca ma non fa abbastanza angolo. Giù spi su frullone e
via!

Davanti a Monaco copio l'ultimo meteo francese e quello italiano che mi
permettono di fare il quadro della situazione. Puntiamo decisi verso Cap Corse,
sfruttando l'ultimo robusto SW prima che sopraggiunga una palude barometrica.
Teniamo tutta la randa e il genoa. Il vento soffierà costante con poca onda.


6 ottobre

In 15h facciamo 95 mn, arrivando al ditone appena dopo l'alba. Speriamo che
continui così, ma no, non succede: da Cap corse in poi venti variabili (ma
invariabilmente di prua) e piatte fino a Capraia, poi un debole SE.
Dopo aver corso tanto di lasco, facciamo i conti con la dura realtà del mini:
non bolina un cazzo e l'onda lo ferma. Irene suggerisce che Max inserisca a
Moonfleet il programma “bolina”.

Arriviamo all'Elba di notte e lì restiamo davanti a Punta Fetovaia per tre
ore buone. Alle 23 cominciano a soffiare le termiche e la situazione si
sblocca.


7 ottobre

Boliniamo tra le Formiche di Grosseto e Montecristo, poi tiriamo un bordo a
terra all'altezza di Talamone e preghiamo che Eolo non smetta di soffiare.

Tra alti e bassi, arriviamo a Porto Ercole alle 18 circa


Seguiranno foto.

Un abbraccio a tutti, J

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